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         Il Carnevale 
		veneziano è uno dei più antichi e affascinanti d'Europa. 
		Non sappiamo con esattezza quando i veneziani abbiano cominciato ad 
		indossare maschere, anche se sappiamo che nel corso del XVIII° secolo il 
		travestimento e i giochi in incognito con utilizzo di maschere erano 
		parte integrante della vita quotidiana veneziana. A quell'epoca il 
		Carnevale iniziava ufficialmente il 26 dicembre e raggiungeva il suo 
		apice il martedì grasso, prima del mercoledì delle ceneri.. 
		Quindi durante l'antica Repubblica, il Carnevale sembrava durare tutto 
		l'anno, o per lo meno così appariva la città ai visitatori. La moda 
		veneziana di indossare delle maschere comportava una serie di vantaggi e 
		libertà, che dovevano far sembrare Venezia un vero e proprio paradiso ai 
		molti visitatori stranieri. 
		Inoltre anche i cittadini ordinari che indossavano i tradizionali 
		costumi di carnevale si sentivano esattamente allo stesso livello dei 
		ricchi patrizi. Ricchi e poveri festeggiavano insieme in città e anche 
		l'astuto Senato, che riconosceva in questo una perfetta valvola di sfogo 
		per tutti i tumulti sociali, decretò che nessuno di coloro che indossava 
		una maschera era inferiore ad un altro. Persino i giocatori d'azzardo 
		utilizzavano la maschera per rimanere in incognito e pure le donne, 
		protette dalla maschera si sentivano libere di organizzare i loro 
		incontri segreti. 
		La maschera quindi divenne condizione necessaria per sfuggire dalla vita 
		di tutti i giorni e inventare una nuova personalità, permettendo di 
		agire in totale libertà. 
		 
		Durante il Carnevale la Piazza S. Marco diveniva il centro dei 
		festeggiamenti, ma anche i campi minori e le strade principali erano 
		invase da persone che danzavano, cantavano e facevano scherzi. 
		 
		La Piazza S. Marco, definita da molti come "il salotto più bello del 
		mondo, si trasformava in un'immenso salone da ballo e in prossimità 
		della piazza apparivano nella nebbia fantastici palcoscenici 
		galleggianti. L'ultimo giorno, il martedì grasso, il Carnevale 
		raggiungeva il suo apice e una processione di maschere attraversava il 
		Canal Grande, centinaia di lanterne si riflettevano nell'acqua dei 
		canali e Venezia stessa si trasformava in un unico grande teatro. 
		 
		Con la caduta della Repubblica alla fine del XVIII° secolo, l'utilizzo 
		della maschera ebbe un repentino declino, fino a scomparire 
		completamente. 
		 
		Nel 1979, un gruppo di giovani veneziani amanti del teatro e della 
		cultura hanno pensato di far rinascere l'antico Carnevale. 
		 
		Adesso i visitatori che ogni anno affollano Venezia l'ultimo week-end 
		prima dell'inizio della Quaresima sono più di 500.000. 
		 
		L'identità delle persone si fa di nuovo confusa e riemerge 
		inevitabilmente la difficoltà di distinguere fra realtà e illusione e 
		fra passato e presente. 
		 
		La presente storia è pubblicata dal sito: http://www.bluemoonmask.com/ 
		 
		 
		 
		 
		Il più antico documento riguardante l'utilizzo delle maschere a Venezia 
		è datato 2 maggio 1268: in questo documento veniva proibito agli uomini 
		in maschera di praticare il gioco delle "ova". Dai primi del '300 
		cominciarono ad essere promulgate nuove leggi che mettevano dei 
		"paletti" all'inarrestabile decadimento morale dei Veneziani del tempo. 
		 
		La legificazione limitativa del Carnevale inizia con un decreto del 22 
		febbraio 1339 che proibisce alle maschere di girare di notte per la 
		città. Un decreto che può far capire quanto libertini erano i Veneziani 
		del tempo è quello del 24 gennaio 1458: questo proibisce agli uomini di 
		introdursi, mascherati da donne, nei monasteri per compiervi multas 
		inhonestates. Sempre nello stesso "settore", è interessante il decreto 
		del 3 febbraio 1603, atto a ripristinare la moralità nei conventi: 
		vengono proibite quindi le maschere nei parlatori delle monache, in 
		quanto era usanza andare ai parlatori delle monache, sedercisi sopra e 
		parlare con le monache... 
		 
		Più volte sono stati promulgati decreti per impedire alle maschere di 
		portare con sè armi o strumenti atti a ferire, così come vengono 
		promulgati decreti al fine di impedire alle maschere di entrare nelle 
		chiese, ed estendono lo stesso obbligo a tutti i cittadini che si 
		introducono nelle sacrestie con abiti indecenti. 
		 
		Un anno importante è il 1608, e precisamente nella data del 13 agosto, 
		nel quale viene emanato un Decreto del Consiglio dei Dieci, dal quale 
		risulta che ormai la maschera è usata per molti periodi dell'anno, tanto 
		da creare seri problemi alla Repubblica. 
		 
		Per evitare le pessime conseguenze di questo malcostume, viene fatto 
		obbligo a qualsiasi cittadino, nobile o forestiero, di non usare la 
		maschera se non nei giorni del Carnevale e nei banchetti ufficiali. Le 
		pene inflitte, in caso di trasgressione del decreto, sono pesanti: per 
		gli uomini la pena era di 2 anni in carcere, di servire per 18 mesi la 
		Repubblica vogando legato ai piedi in una Galera, nonché di pagare 500 
		lire alla cassa del Consiglio dei Dieci. Per quanto riguarda le donne 
		meretrici che venivano trovate in maschera, queste venivano frustate da 
		S. Marco a Rialto, poste in berlina tra le due colonne in Piazza S. 
		Marco e venivano bandite per quattro anni dal territorio della 
		Repubblica Veneta: oltre a ciò dovevano pagare 500 lire alla cassa del 
		Consiglio dei Dieci .  
		 
		Dopo cinquant'anni dal decreto del 1608, il 15 gennaio viene pubblicato 
		un proclama del Consiglio dei Dieci, dove si ribadiva il divieto alle 
		maschere di portare armi e veniva altresì proibito di andare mascherati 
		all'interno di luoghi sacri e veniva espressamente proibito di 
		mascherarsi con abiti religiosi. In quello stesso decreto veniva 
		proibito l'uso dei tamburi prima di mezzogiorno ed anche venivano 
		proibiti i balletti di qualsiasi tipo, al di fuori del periodo di 
		Carnevale. 
		 
		Vista l'usanza di molti nobili Veneziani che andavano a giocare 
		d'azzardo mascherati per non essere riconosciuti dai creditori, nel 1703 
		vengono proibite per tutto l'anno le maschere nelle case da gioco. 
		 
		Con due differenti decreti (negli anni 1699 e 1718) viene proibito 
		l'utilizzo della maschera durante la Quaresima e durante le festività 
		religiose che capitavano durante i giorni del Carnevale. 
		 
		Nel 1776, una nuova legge, atta a proteggere l'ormai dimenticato "onore 
		di famiglia", proibiva alle donne di recarsi a teatro senza maschera, 
		con la bauta, tabarro e volto. 
		 
		Dopo la caduta della Repubblica, il Governo Austriaco non concedette più 
		l'uso delle maschere, se non per feste private o per quelle elitarie (es.: 
		la Cavalchina della Fenice). Il governo italico si dimostra più aperto 
		ma questa volta sono i Veneziani ad essere diffidenti: ormai Venezia non 
		era più la città del Carnevale ma solo una piccola provincia 
		dell'Impero, quindi senza più libertà. Durante il secondo governo 
		austriaco fu permesso di nuovo di utilizzare le maschere durante il 
		Carnevale. 
		 
		 
		 
		 
		Origini del carnevale 
		(Comune di Offida) 
		 
		 
		 
		 
		In genere viene indicato col nome - CARNEVALE - il periodo di tempo che 
		intercorre tra il 17 Gennaio (festa di S. Antonio abate) ed il primo 
		giorno di quaresima.  
		In pratica, pero, le principali manifestazioni si svolgono negli ultimi 
		dieci giorni e terminano col martedì grasso, che precede la festività 
		delle Ceneri, inizio, per i cristiani, di un periodo sacro di quaranta 
		giorni, in preparazione della solennità della Pasqua, chiamato Quaresima 
		(dal latino quarantena).  
		In questi quaranta giorni, che ricordano, nel numero, quelli del digiuno 
		di Gesù nel deserto, i cattolici si dedicano alla preghiera ed ad opere 
		di carità, associate a digiuni, penitenze e mortificazioni. 
		L'uso di osservare la quaresima è documentato dopo il concilio di Nicea 
		(325 d.C.), ma forme di digiuno venivano) praticate, anche, in periodi 
		precedenti. 
		Il martedì grasso non cade in una data fissa, ma questa varia in 
		relazione alla ricorrenza della festività pasquale. 
		Durante la stagione del carnevale la gente si prende svaghi con privati 
		e pubblici divertimenti, costituiti da manifestazioni burlesche, 
		scherzi, baldoria e mascherate varie. 
		L'etimologia della parola carnevale" è incerta: secondo alcuni 
		deriverebbe da - carne (le) vale-, con dissimilazione della seconda r in 
		l, poiché, dopo tale periodo, è proibito cibarsi con la carne in alcuni 
		giorni della settimana 
		Si crede, con fondamento, che il carnevale tragga origine dai saturnali, 
		feste, nell'antica Roma, in onore di Saturno, dio delle seminagioni.  
		Furono le feste più popolari e diffuse fino all'avvento del 
		cristianesimo e si celebravano dal 17 al 23 dicembre. La parte ufficiale 
		consisteva in un solenne sacrificio nel tempio della divinità, seguito) 
		da un pubblico banchetto, durante il quale i partecipanti si scambiavano 
		auguri di benessere e prosperità.  
		Nei banchetti privati, tra parenti ed amici che si concludevano in 
		mascherate, farse e vere e proprie orge, era consuetudine lo scambio di 
		doni di ogni genere.  
		Gli schiavi godevano della più ampia libertà . L'affermazione del 
		cristianesimo non comporto la scomparsa dei riti pagani, che 
		continuarono a sopravvivere nel cerimoniale cattolico. 
		Nel Medioevo e nel Rinascimento i festeggiamenti carnevaleschi 
		raggiunsero il più grande splendore a Venezia, Firenze e Roma, dove si 
		svolgevano svariate di allegre manifestazioni, che si concludevano con 
		festose mascherate su carri allegorici infiorati. Attualmente diverse 
		forme carnevalesche hanno ripreso a fiorire, rinnovando tradizioni 
		locali.  
		In diverse città, poi, si organizza il carnevale nel periodo estivo, 
		cori lo scopo di favorire od incrementare il turismo. 
		 
		La presente storia è pubblicata dal sito: 
		http://www.comune.offida.ap.it/citta/carnevale/storia_c.htm 
		 
		 
		Il Carnevale di Viareggio 
		 
		Nel febbraio del 1873, ai tavoli del caffè del Casinò, tra i giovani 
		bene della Viareggio d'allora sbocciò l'idea di una sfilata di carrozze 
		per festeggiare il carnevale, all'aperto, in piazza, fra la gente. 
		Martedì grasso del febbraio 1873 - è maturato il Carnevale di Viareggio 
		così come oggi è conosciuto: evento spettacolare tra i più belli e 
		grandiosi del mondo. 
		Sul finire del secolo, comparvero, in mezzo alla festa di popolo che fu 
		subito grande, i carri trionfali, veri e propri monumenti, costruiti in 
		legno, scagliola e juta, modellati da scultori e messi insieme da 
		carpentieri e fabbri che, in Darsena, sugli scali dei cantieri navali, 
		sapevano creare imbarcazioni destinate a sfidare con successo le acque 
		insidiose e i venti capricciosi degli oceani; da allora i carri così 
		costruiti di anno in anno, hanno navigato in un mare di gente attonita e 
		divertita. 
		La prima guerra mondiale sembrò distruggere, insieme alla belle époque 
		in Europa, anche il Carnevale a Viareggio, che invece rifiorì, più 
		splendido e più grandioso, nel 1921, quando i carri mascherati sfilarono 
		sui due meravigliosi viali, paralleli fra loro e alla spiaggia; i viali 
		a mare, la mitica passeggiata, che in estate erano il ritrovo della 
		mondanità nazionale e internazionale, furono, con le quinte delle Alpi 
		Apuane, il palcoscenico naturale e grandioso, di incomparabile bellezza, 
		ove si pavoneggiavano, ogni anno più ricche di animazione e brio, le 
		costruzioni carnevalesche. 
		Nel 1921 si cantò la prima canzone ufficiale, la ''Coppa di Champagne", 
		attuale inno del carnevale. 
		Anche le maschere si animarono a suon di musica, perché per la prima 
		volta, la banda trovò posto a bordo di un carro intitolato "Tonin di 
		Burio", che rap-presentava una festa nuziale nell'aia di una casa 
		colonica. 
		Due anni dopo il "Pierrot", nostalgica e romantica figura del carnevale, 
		fu la prima maschera a muovere la testa e gli occhi. 
		Nel 1925, per iniziativa di alcuni costruttori, fu introdotta la 
		cartapesta, per realizzare i carri, che da allora ha consentito 
		costruzioni colossali ma leggerissime, cioè mascheroni capaci di 
		librarsi nell'aria sfidando la legge di gravità. 
		Con tale innovazione si può dire che la storia del Carnevale di 
		Viareggio diviene leggenda, grazie ai costruttori che, per le loro 
		capacità creative, furono denominati, dalla stampa nazionale ed 
		internazionale, “maghi della cartapesta”. 
		Nel 1930 Uberto Bonetti, il pittore che ha illustrato la magia del 
		carnevale con manifesti ufficiali, ideò Burlamacco, la maschera oggi 
		famosa, che nel manifesto del 1931, sullo sfondo dei moli, protesi sul 
		mare, appare in compagnia di Ondina. Oggi Burlamacco trova posto tra le 
		maschere italiane a Roma presso il museo del Folklore e della tradizione 
		ed è esposta a Parigi presso il Musée de l'Homme. 
		Dopo la seconda guerra mondiale, il Carnevale rinasce nel 1946 e, da 
		allora, Re Carnevale ha temprato il suo scettro, passando indenne - 
		giugno del 1960 - attraverso uno spaventoso rogo degli hangars dove si 
		costruivano i carri. 
		Fin dall'inizio (1954) la Tv nazionale prima, e l'Eurovisione (1958) 
		poi, hanno consacrato la grande manifestazione trasportando ovunque, via 
		etere Viareggio e il Carnevale. 
		Da sempre, ogni anno, una lunga schiera di ospiti illustri, di politici, 
		di personaggi dello sport e dello spettacolo, è venuta a Viareggio per 
		ammirare la propria effige in cartapesta, così come ad ogni corso 
		mascherato di ogni edizione del Carnevale, centinaia di migliaia di 
		persone hanno decretato il successo di questa grande manifestazione. 
		Il Carnevale di Viareggio, Carnevale d’Italia e d’Europa, ogni anno, 
		celebra lo splendore di un mese intero di feste diurne e notturne, con 
		sfilate di carri spettacolari, feste rionali, veglioni in maschera e 
		rassegne di ogni genere. 
		Il 2001 ha segnato una data memorabile della storia del Carnevale di 
		Viareggio con l’inaugurazione della Cittadella del Carnevale, un 
		complesso polifunzionale di grande pregio architettonico che ospita i 
		moderni laboratori per la costruzione dei carri, la scuola della 
		cartapesta, mentre nella grande arena, si svolge durante l’estate la 
		rassegna “Sotto le stelle alla Cittadella”: intrat-tenimenti, 
		spettacoli, concerti ed iniziative culturali. La Cittadella presto 
		ospiterà anche il museo del Carnevale, un percorso multimediale proteso 
		a valorizzare e diffondere la memoria storica e culturale del Carnevale 
		di Viareggio e del Carnevale di tutto il mondo 
		Il Carnevale di Viareggio momento ideale di incontro tra popoli e 
		culture diverse, grazie all’imponente eco mass-mediatica è l’occasione 
		per globalizzare questa festa che celebra oltre alla tradizione, anche 
		valori universali di solidarietà e pace. 
		 
		http://www.viareggio.ilcarnevale.com/ 
  
         
         Contatti :  
catiamancini@gmail.com   
 
         
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